L’esperienza pandemica può essere considerata come un eccezionale stress test a cui sono stati sottoposti tutti i sistemi sanitari. In Europa e nel nostro Paese in particolare, è emersa in tutta la sua drammaticità, la crisi nella quale versa la sanità territoriale e di prossimità, a causa dell’azione combinata del sistema di delega regionale e della riduzione delle risorse destinate.
Questi temi sono stati dibattuti anche In occasione della assemblea generale dell’Unione Europea delle Farmacie Sociali (UEFS) di Pisa, tenutasi poche settimane orsono, durante la quale gli operatori hanno discusso dello scenario e delle sfide che le farmacie e i distributori di farmaci dovranno affrontare nel prossimo futuro.
L’unione, nata nel 1961 ha base a Bruxelles e conta 2.300 farmacie e una decina di grossiti-distributori in tutta europa (Belgio, Francia, Italia, Olanda, Polonia, Portogallo, Regno Unito e Svizzera).
La vocazione storica delle farmacie sociali era quella di fornire accessibilità ai farmaci, ma col tempo ha dedicato impegno allo sviluppo della qualità delle prestazioni farmaceutiche.
Nel manifesto UEFS sono quindi inclusi sei impegni che hanno la finalità di garantire alla clientela un servizio di qualità in termini di informazione e assistenza.
Gli impegni dichiarati sono:
Sulla scorta delle positive esperienze di Francia e Belgio, riportat dal presidente nel suo resoconto: «In Francia quasi il 90% delle farmacie ha dispensato vaccini anti-Covid. Un risultato straordinario in larga parte dovuto al fatto che già da anni le farmacie erano state attivamente coinvolte nelle campagne antinfluenzali. In Belgio invece, la figura del ‘farmacista di riferimento’ (relativo alla possibilità che hanno i pazienti cronici di scegliere un unico farmacista che segua tutto il loro percorso terapeutico) ha giocato un ruolo determinante nella cura domiciliare e nella successiva riabilitazione dei cittadini ammalatisi di Covid».
La convinzione generale emersa dai lavori è che una maggiore integrazione della farmacia con il Servizio Sanitario Nazionale non riguarda la sola distribuzione dei farmaci per conto, ma affronta una riconversione più ampia e complessa che comprende la possibilità di fruizione di servizi terapeutici da parte dei cittadini, e della collaborazione dei farmacisti con gli altri professionisti della salute.
La riforma dell’assistenza di prossimità approvata di recente nel nostro Paese nell’ambito del Pnrr dovrebbe sancire il pieno rilancio della farmacia, ma suscita negli operatori non pochi dubbi.
Il pilastro della riforma sono le Case di Comunità ma nel progetto le farmacie hanno faticato a entrare e non hanno acquisito funzioni definite con chiarezza.
La farmacia territoriale – è opinione comune- deve ricavarsi un ruolo nella dimensione demografica del progetto ma la definizione di un bacino di utenza di 50.000 cittadini non può garantire la prossimità delle Case di Comunità, né nelle città nè, a maggior ragione, nelle aree rurali.
La pianta organica delle farmacie, con la loro presenza capillare invece sembra più adatta a colmare la distanza tra gli utenti e la fruizione di servizi di qualità.