# aumento costi logistici farmaci
L’incremento straordinario dei prezzi di numerose materie prime, dei carburanti e, di conseguenza, gli aumenti senza precedenti dei costi di esportazione, hanno un impatto inevitabile sui prezzi al dettaglio di ogni tipo di merce, compresi, naturalmente tutti i prodotti medicali e medicinali.
Le maggiori agenzie internazionali hanno stimato che questi rincari proseguiranno per tutto il 2022 con il prevedibile effetto, per i Paesi del G20, che si arrivi ad un aumento ulteriore dell’1,5% dei prezzi al consumo.
L’influenza di questi aumenti sulla filiera di produzione e distribuzione dei medicinali è notevole e preoccupa gli operatori del settore.
L’allarme arriva anche dal Girp, l’associazione europea dei distributori “full line” che riferisce che circa i tre quarti di tutti i medicinali usati in Europa vengono distribuiti attraverso distributori sanitari a servizio completo e nella maggior parte dei paesi europei i margini sono regolamentati dal governo.
I distributori hanno dunque poche possibilità di controllare i propri utili di esercizio. L’Associazione invita le istituzioni e i responsabili politici dell’Unione Europea a «riconoscere l’impatto dei distributori come un collegamento vitale nella consegna sicura ed efficiente di medicinali e dispositivi e a collaborare con gli Stati membri per esplorare soluzioni praticabili a breve termine come sussidi sui costi dell’energia e del carburante e modifiche ai prezzi e rimborsi per compensare i grossisti per i loro costi crescenti».
La sollecitazione riguarda anche altre misure come la revisione degli attuali meccanismi di tariffazione e rimborso e l’applicazione di una remunerazione sostenibile per il settore, per supportare la sostenibilità finanziaria del servizio.
Bisognerebbe inoltre garantire che il costo della conformità sia trasparente per essere adeguatamente coperto dai diversi sistemi di remunerazione nazionali per i distributori di servizi sanitari.
I margini di profitto dei distributori di farmaci e delle farmacie, che sono determinati per legge, in una situazione come quella attuale, sono praticamente annullati dai rincari dei servizi di trasporto e movimentazione merci.
Il fatto, ricordano le organizzazioni dei distributori, è che la crisi colpisce un settore sofferente da anni «di criticità strutturali dovute alla sotto-remunerazione della distribuzione dei farmaci di classe A», il che mette a rischio, oggi, la stessa sostenibilità del servizio di consegna dei farmaci necessari alla comunità, la regolarità delle forniture alle farmacie e il contrasto alle possibili carenze di medicinali nei territori.
Gli operatori sono già stati messi a dura prova dalla crisi e dalla pandemia e ora dovranno fare i conti con rincari incontrollati che avvantaggiano le aziende più strutturate che fanno della gestione logistica un punto di forza.
Le associazioni delle diverse categorie si stanno occupando dell’impatto dell’aumento dei costi logistici sui farmaci e si confrontano nel loro consueto rapporto dialettico.
Farmacisti, grossisti e distributori cercano di individuare possibili soluzioni in uno spettro che va dal riconoscimento di un credito imposta per gli aumenti di energia e carburante, alla necessità di modificare prezzi tenendo conto dei rincari della logistica, individuare luoghi e frequenza dei trasporti in maniera più flessibile per consentire di ammortizzare gli extra costi.
Il prezzo finale del farmaco di fascia A non ammette deroghe o aumenti, che sono invece possibili per i farmaci senza prescrizione e da banco, noti come SOP E OTC e, a maggior ragione impattano sui prezzi al consumo degli integratori.
Il problema è indubbiamente grave e peserà infine sui consumatori finali di tutti i prodotti farmaceutici.