La questione della dispensazione dei medicinali fuori dalla farmacia torna sul tavolo del Ministero della Salute grazie all’iniziativa di Federfarma che, dopo gli smart locker (armadi intelligenti), propone un interpello sulla liceità delle APP per l’home delivery (consegna a casa).
Dopo la prima richiesta di parere sulla legittimità dell’utilizzo di armadi intelligenti (smart locker), si apre una nuova questione sull’utilizzo di APP per la consegna dei medicinali a domicilio (home delivery). Su questa attività l’Associazione di categoria dei farmacisti chiede nuovamente l’intervento del Ministero.
Numerose farmacie, da Cinisello Balsamo a Reggio Emilia e a Brescia, hanno installato, sin dal 2020, alcuni armadi intelligenti (smart locker) per il ritiro di farmaci da parte dei pazienti. Gli armadietti, refrigerati, consentono al cliente che ha presentato una ricetta, di ritirare il farmaco dopo aver ricevuto un codice dalla farmacia, usando la propria tessera sanitaria.
Prove tecniche di tecnologia IOT (Internet Of Things) al servizio della distribuzione farmaceutica, verrebbe da dire.
Federfarma (l’associazione di categoria che riunisce le farmacie), però, ha proposto un interpello per chiarire se l’uso di questa tecnologia e il servizio in sé fossero compatibili con le norme che regolano la vendita al pubblico di medicinali di uso umano presso l’esercizio fisico e online, oggi disciplinata dall’articolo 112-quater del d.lgs 219/2006.
La Direzione generale del Ministero ha replicato all’Associazione con la lettera di chiarimento «Smart locker nelle farmacie territoriali» e ha chiarito in modo inequivocabile che nessuna interpretazione delle norme vigenti consente all’armadio intelligente di sostituire la dispensazione del farmaco da parte di un professionista, atto che si compone di diverse fasi, quali:
Le reazioni a questa presa di posizione sono documentate sempre con puntualità dalla stampa di settore e in particolare da Pharmacy Scanner. La risposta del Ministero rende plastica la ricaduta sull’altra pratica che scorpora il momento della dispensazione da quello della consegna, ovvero il servizio di recapito a domicilio, affidato a un corriere sconosciuto sia al destinatario sia al farmacista e spesso selezionato tramite una APP, noto anche come home delivery.
Anche su questo argomento Federfarma «nell’ambito dell’attività di collaborazione e approfondimento […] ha segnalato al Ministero l’esistenza di piattaforme on line o di APP che svolgono attività di intermediazione tra paziente e farmacie per la consegna a domicilio del farmaco».
Il dubbio riguarda la conformità con il D.lgs 17/2014 e la circolare del Ministero datata 10 maggio 2015 che consente ad APP e piattaforme di consegnare farmaci che non recano né il bollino né l’autorizzazione regionale previsti per la vendita online dei farmaci con prescrizione ai siti web delle farmacie che vendono online medicinali senza ricetta.
Sulla vendita online di farmaci nel nostro paese leggi anche:
La segnalazione, conclude la circolare dell’associazione, chiede al Ministero l’adozione di uno strumento normativo specifico che regolamenti espressamente la fattispecie di consegna a domicilio dei farmaci, in modo da dare certezza giuridica agli operatori e sicurezza ai pazienti.
Non un no secco dunque, ma una richiesta di certezza normativa a cui hanno aderito anche i player più in vista di questo settore, come Maurizio Campia, AD di Pharmercure, che gestisce una APP di home delivery, la cui opinione è riportata in questa intervista su Pharmaretail.
Le criticità rilevate dai commentatori si fermano alla coerenza di queste pratiche con il dettato di una legge scritta, per quanto in epoca tutto sommato recente, comunque in tempi nei quali certe novità e certe tecnologie erano ancora molto al di là da venire.
Il mercato della distribuzione farmaceutica è caratterizzato da una regolamentazione a dir poco ipertrofica, che lascia però vuoti normativi, destinati ad essere riempiti dalla realtà e dalla fantasia portata dall’innovazione.
Il faro del legislatore deve essere sempre quello della tutela del pubblico interesse, ogni innovazione che faciliti il reperimento delle cure deve essere valutato attentamente, tocca agli operatori e a tutta la filiera organizzare il cambiamento in modo efficiente.
L’emergenza pandemica ha autorizzato a sbizzarrirsi nella ricerca di soluzioni che evitassero il contatto tra le persone, ma salvaguardassero la sicurezza degli scambi, niente di strano che ora, che l’emergenza è alle spalle, le soluzioni più brillanti cerchino il loro spazio anche nella quotidianità ritrovata.
L’auspicio è che il legislatore tenga nella dovuta considerazione tutti gli aspetti collegati con la consegna (in questo caso intesa in modo capillare) dei farmaci, che richiede, a monte di questo “ultimo metro” notevoli investimenti in strutture e know-how a tutti gli altri player del settore.
A cura di Samuele Barillà