Amazon ha reso ufficiale l’acquisizione di One Medical, il servizio sanitario online, per 3,9 miliardi di dollari.
La Big Tech dell’e-commerce, con l’acquisizione del portale One Medical potrà accedere alla rete di studi medici che negli Stati Uniti utilizzano la tecnologia di prenotazione online e telemedicina, per fornire, grazie alla App, prestazioni mediche sia di persona che virtuali ai pazienti. L’assistenza viene fornita sia a coloro che sono abbonati al servizio, sia ai dipendenti delle aziende che hanno sottoscritto appositi accordi con One Medical.
Il trasferimento non è ancora definitivo, manca l’approvazione da parte degli azionisti di One Medical e il verificarsi di altre condizioni. Questa acquisizione evidenzia il costante aumento dell’interesse di Amazon per il business sanitario; interesse già emerso negli ultimi anni. Dal 2020 Amazon vende farmaci online e nel 2021 ha attivato il servizio di telemedicina “Amazon Care” per le aziende.
La strategia di Amazon nel settore sanitario
Neil Lindsay, vicepresidente senior Amazon Health Services, nel comunicato stampa con il quale il brand ha diffuso la notizia, ha chiarito la strategia a lungo termine di Amazon nel settore sanitario.
«Riteniamo che l’assistenza sanitaria sia in cima alla lista delle esperienze che hanno bisogno di essere reinventate. Prenotare un appuntamento, aspettare settimane o addirittura mesi per essere visitati, prendere una pausa dal lavoro, guidare verso una clinica, trovare un parcheggio, attendere in sala d’attesa, sottoporsi all’esame che troppo spesso si riduce in un incontro di pochi minuti col medico, e poi recarsi in farmacia: vediamo molte opportunità sia per migliorare la qualità dell’esperienza, sia per restituire alle persone tempo prezioso delle loro giornate».
Insieme all’approccio all’assistenza sanitaria incentrato sull’uomo e basato sulla tecnologia di One Medical, Amazon sostiene di voler aiutare le persone a ricevere cure migliori, quando e come ne hanno bisogno.
Che l’assistenza sanitaria abbia notevoli potenzialità di miglioramento e di espansione e, quindi, di ricadute positive in termini economici sugli operatori del settore, trova conferma nell’effetto che la acquisizione di One Medical ha avuto in Borsa. Gli investitori hanno premiato la nuova iniziativa di Amazon facendo guadagnare al titolo di 1Life Healthcare, che detiene One Medical, il 68% a seguito dello scambio di azioni a 17,13 dollari.
La vendita di farmaci online in Italia
Apparentemente l’azienda ha intercettato le lacune di un settore in costante affanno, non solo negli Stati Uniti. È verosimile che l’esperienza statunitense possa essere replicata positivamente anche in Italia dove si registrano notevoli difficoltà nell’assistenza sanitaria.
Neil Lindsay, responsabile di Amazon Health Care ha osservato che si assiste alla costante crescita del fenomeno dell’addomesticamento tecnologico degli utenti dei servizi, indotto anche dalle politiche legislative che tendono a favorirlo.
La normativa sulla vendita online dei farmaci è stata introdotta nel nostro Paese con il Decreto legislativo n. 17 del 2014, in attuazione della direttiva del Parlamento europeo 2011/62/UE . L’argomento è già trattato in questo articolo.
Al momento gli ostacoli normativi impediscono alla piattaforma di Amazon di espandersi nel nostro Paese. Il primo e più pregnante è quello rappresentato dall’art. 112 quater del Decreto Legislativo 219 del 2006.
I farmaci da automedicazione e quelli vendibili senza prescrizione, che vengono chiamati OTC e SOP possono essere venduti dagli esercizi autorizzati (farmacie e parafarmacie), soltanto sui siti di loro proprietà, certificati da un bollino rilasciato dall’Unione Europea che rimanda alla scheda online depositata al ministero della Salute da parte dello stesso esercizio.
Durante un’audizione davanti alla Commissione Industria del Senato del febbraio 2022 il presidente del consorzio Netcomm, Roberto Liscia, ha presentato un pacchetto di integrazioni al disegno di legge Concorrenza dirette ad agevolare lo sviluppo del commercio online dei farmaci. Tra queste, anche la modifica del citato articolo (112-quater del d.lgs 219/2006), in modo da permettere a farmacie e parafarmacie di vendere i farmaci senza ricetta «anche su siti web intermediari e piattaforme per l’e-commerce».
Liscia ha chiarito alla Commissione, che «si potrebbero ridurre i costi di transazione e consentire ai venditori l’accesso a una più vasta platea di consumatori».
Il consorzio Netcomm è un sodalizio di oltre 400 imprese attive nel campo dell’e-commerce della trasformazione digitale. Tra i suoi soci ci sono colossi dell’online come Amazon, Alibaba Italy ed eBay, ma anche nomi familiari al mondo della farmacia come Apoteca Natura, Angelini, eFarma by Atida, Farmacentro, Farmaè, Farmacia Loreto Gallo (l’e-commerce di Farmacie Italiane), Msd, Mylan, Shop Farmacia (l’olandese Shop Apotheke).
Il divieto di Dropshipping in Italia
Il trasporto dei medicinali venduti online deve essere effettuato nel rispetto delle linee guida in materia di buona pratica di distribuzione, attualmente contenute nelle norme in vigore (Decreto Ministero della Salute 6 luglio 1999, in attesa del recepimento delle nuove Linee Guida europee del 5 novembre 2013).
Il dropshipping altro non è che la vendita di un prodotto senza possederlo materialmente nel proprio magazzino. Questa pratica è vietata; la farmacia ha l’obbligo di vendere online solo i farmaci che abbia acquistato con il proprio codice univoco e che siano conservati presso il proprio magazzino. Se il medicinale richiesto online dal cliente non è più disponibile in magazzino, il farmacista dovrà, prima di spedirlo, entrarne materialmente in possesso, ma non potrà chiedere al grossista di recapitarlo direttamente al cliente.
Questa condizione si applica anche alle farmacie che detengono la licenza a operare in qualità di distributore intermedio.