La necessità di razionalizzare la spesa sanitaria è un mantra che occupa costantemente il dibattito politico.
L’allocazione di fondi non sembra mai sufficiente a riportare il livello dei servizi a quella “efficienza” che, sottovalutata ai tempi, ci fa rimpiangere la Sanità pubblica ante pandemia.
In questo solco si innestano le strategie pubbliche di risparmio che guidano la preparazione delle gare d’appalto per l’approvvigionamento dei farmaci.
La partecipazione alle gare e la tutela degli interessi delle parti è materia per l’avvocato esperto in diritto sanitario, nei diversi côte commerciale e amministrativo.
Per anni, le istituzioni responsabili degli acquisti di farmaci hanno adottato una strategia di riduzione graduale dei prezzi per i farmaci maturi.
Questa strategia, implementata in linea con le guidelines nazionali e internazionali ha lo scopo di favorire l’uso di farmaci generici, biosimilari o con brevetti scaduti (noti come off-patent) e in generale di ridurre i costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale.
Per questo nelle gare di appalto per la aggiudicazione di commesse per forniture di farmaci, i prezzi di base sono sempre più bassi.
Lo scopo è quello di incentivare, dal lato dell’amministrazione, la riduzione della spesa che però finisce per gravare su produttori e distributori e riduce ulteriormente i profitti già erosi.
Uno degli effetti più preoccupanti è l’aumento progressivo dei lotti andati deserti alle aste pubbliche e la diminuzione del numero di imprese che presentano offerte per ogni lotto (meno di due per lotto negli ultimi anni. Fonte Rapporto Nomisma)
La definizione di farmaci maturi, nota agli addetti ai lavori, si riferisce ai medicinali che vengono introdotti sul mercato a un prezzo uguale o inferiore al costo più basso già stabilito per i farmaci approvati e rimborsati dal Servizio Sanitario Nazionale (SSN).
Nel contesto degli acquisti pubblici i prodotti farmaceutici maturi rappresentano il 66,7% del volume complessivo, ma solo l’8,5% della spesa totale.
Questo dato non sorprende considerando che è principalmente su questo canale che confluiscono l’innovazione farmaceutica e i prodotti medicinali ad alto costo.
Il dato però evidenzia che il mercato potenziale dei farmaci maturi è significativo e può generare economie interessanti (due terzi dei consumi rappresentano meno di un decimo della spesa).
Della spesa complessiva generata da prodotti off-patent, solo il 28,6% riguarda farmaci non branded, che pure rappresentano il 45% dei consumi.
Questo potrebbe indicare un’opportunità di sfruttamento non pienamente realizzata in termini di effetto-prezzo.
Da parte di molti osservatori, la tendenza della pubblica amministrazione a utilizzare il risparmio come unico benchmark per la fissazione dei prezzi a base d’asta, viene considerata eccessiva e potenziale fattore di destabilizzazione del mercato.
Lo dimostrano la periodica rendicontazione pubblicata da AIFA sull’utilizzo dei farmaci biosimilari e le stime di risparmio potenziale.
Il documento presentato dall’Agenzia e commentato dai più preparati osservatori (come i redattori di questa nota su Sanità 24), simula quattro diversi scenari di potenziale risparmio, tutti basati sulla differenza tra il prezzo pagato in ogni regione per le molecole con biosimilari disponibili e il prezzo medio o minimo pagato a livello nazionale.
Il risparmio potenziale viene quindi calcolato: