Si parla ormai da tempo di carenze di medicinali. In questo blog ce ne siamo occupati, tra l’altro, nell’articolo «Farmaci carenti, l’effetto domino che rischia di travolgere i distributori» dello scorso ottobre.
Il problema non è di facile soluzione e il suo perdurare ha spinto EMA (European Medicines Agency) a divulgare un documento di buone praticherivolte all’industria per prevenire l’impatto delle carenze e garantire la continuità della fornitura di farmaci.
«Migliorare la disponibilità di medicinali autorizzati nell’Unione europea (UE) è una priorità chiave per l’EMA e la rete di regolamentazione dei medicinali europei. Carenze o altri problemi di disponibilità di medicinali creano sfide per la catena di approvvigionamento medicale, con un impatto potenzialmente grave sulla salute umana e animale».
Con queste parole l’Agenzia accompagna una serie di interventi a sostegno del corretto approvvigionamento dei farmaci nel continente.
Le raccomandazioni rivolte a produttori, grossisti e distributori riguardano in sintesi:
Le dieci raccomandazioni, secondo EMA, sono la base per l’attuazione di strategie preventive.
È evidente che la necessità di ottimizzare le informazioni, la loro accuratezza e la tempestività nel prevedere le attuali o potenziali carenze sia un obiettivo prioritario.
Secondo EMA, lo sviluppo di piani di prevenzione e gestione delle carenze, l’ottimizzazione dei sistemi di qualità, l’aumento della resilienza della catena di approvvigionamento e il miglioramento delle comunicazioni, sono i percorsi per raggiungerlo.
Altre strategie complementari comprendono iniziative internazionali finalizzate ad affrontare le complessità delle situazioni di carenza, tra cui:
Le due crisi, quella pandemica e quella relativa alle materie prime conseguente all’inizio del conflitto russo-ucraino hanno evidenziato che le carenze hanno un effetto domino piuttosto serio sull’intera filiera e penalizzano soprattutto il paziente, destinatario finale dei farmaci.
L’auspicio è che le buone pratiche sollecitate dall’autorità europea portino al superamento, almeno sotto il profilo del coordinamento, di alcune disfunzioni del modello regionale italiano che tanti danni sta facendo alla equa distribuzione delle risorse e alla qualità dei servizi sulla salute.
Un secondo auspicio è che si ripensi alla natura dell’obbligo di servizio pubblico di fornitura di farmaci carenti disciplinato dall’art. 1 comma 1 lett. s Dlgs 219/2006, attuativo della Delibera europea 2001/83/CE.
Dalla natura di questo obbligo (di cui si parla anche in questo articolo), dipendono infatti molte scelte che attengono alla libertà imprenditoriale dei distributori e dei grossisti, già compresse e messe alla prova da un generale aggravamento complessivo delle condizioni di lavoro.