Con la delibera approvata dalla Giunta Regionale dell’Emilia Romagna il 29 agosto 2022 (qui il testo), l’Ente ha dato corso a un progetto sperimentale passando alcuni farmaci per patologie croniche dalla Distribuzione Diretta e Convenzionata alla Distribuzione per Conto.
Questi farmaci, inclusi in terapie per la cura di patologie croniche stabili, saranno quindi acquistati direttamnete dall’ASL con la procedura di aggiudicazione da gara regionale.
Nelle intenzioni della Regione questo dovrebbe:
La decisione non è stata accolta con favore da Egualia e da Farmindustria che hanno emesso una nota congiunta dai toni piuttosto categorici:
«Una scelta inaccettabile perché determinata da ragioni economicistiche derivanti dal disavanzo della spesa sanitaria complessiva della Regione che non è assolutamente imputabile al superamento delle risorse assegnate ai medicinali territoriali acquistati in farmacia. E quindi non è certo attribuibile alle imprese della filiera farmaceutica».
Il progetto della Regione Emilia Romagna peraltro prevede il passaggio di una vasta categoria di farmaci dalla Distribuzione Convenzionata alla Distribuzione per Conto delle ASL.
Secondo il parere di Federfarma, che pure ha espresso preoccupazioni davanti alla delibera, le farmacie, e in particolar modo quelle rurali, sarebbero penalizzate dal progetto e gli stessi pazienti potrebbero incontrare difficoltà nel reperimento dei farmaci.
Solo la concreta applicazione della nuova disciplina distributiva dei farmaci interessati dal provvedimento potrà testimoniare (o meno) della sostenibilità di questa formula.
Ad un primo sguardo, questa delibera sembra in decisa controtendenza rispetto alle alle recenti Note prescrittive di AIFA,che hanno ampliato la possibilità di prescrizione di farmaci ai Medici di Medicina Generale potenziando la portata del canale della Distribuzione convenzionata Territoriale.
Quel che è certo è che la delibera rafforza la sensazione di introdurre una specialità rispetto alla disciplina omogenea della classificazione dei medicinali a livello nazionale.
Ancora una volta la potestà normativa regionale in tema di sanità è potenzialmente in grado di introdurre disparità di trattamento tra i cittadini limitando la disponibilità delle opzioni terapeutiche su base, meramente, territoriale.
Abbiamo già rilevato in passato (vedi qui un altro articolo), come i casi di disomogeneità della disciplina in questo settore siano potenzialmente più pericolosi che utili a tutelare il diritto alla salute delle rispettive comunità.